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lunedì 12 ottobre 2015

Esplorando Prado (I) di Ciro Bianchi Ross

Pubblicato su Juventud Rebelde del 11/9/15

Quando Prado era ancora Prado – decadi del ‘40 e ‘50 del secolo scorso – in questo Paseo si poteva acquistare un passaggio per qualunque parte del mondo. Anche se gli uffici di alcune compagnie di aviazione, per riservazioni e vendite, se erano trasferite al Vedado e in particolare alla Rampa - assieme a grandi alberghi come l’Havana Hilton, inaugurato nel 1958 – nel Prado rimanevano agenzie come Canadian Pacific Airline, al numero 454 della strada, che volava a Hong Kong, Tokio, Honolulu e Australia oltre a Canada, Europa Centrale e Sud America; SAS, aerolinee scandinave in Svezia e Norvegia;
Tair portava passeggeri e merci in America Centrale, Branft lo faceva al mid west nordamericano, Aerolineas Argentinas a Buenos Aires e la British European volava a Londra e nei possedimenti britannici nelle Antille. Aeropostal Venozolana (al pianterreno dell’hotel Sevilla) volava diretta a Caracas con lussuosi Super G Constellation e da questa città si collegava con tutta l’America del Sud.
Non mancavano gli uffici della KLM, l’aerolinea olandese; la cubana Aerovías Q, in Prado 12, volava a Key West, Palm Beach e Isola dei Pini e noleggiava aerei per qualsiasi destinazione, quei mitici Douglas DC-3 da 28 passeggeri, 2.000 dei quali volano ancora in tutto il mondo. Cubana Aero Expreso, in Prado angolo Trocadero, trasportava pacchetti e merci in Europa, (via Lisbona e Madrid) e anche a New York, Messico, Miami, Haiti e Nassau, così come a 20 città cubane. Si potrebbero menzionare altre aerolinee, ma lo scriba, senza animo di essere esauriente, vuol dire che all’epoca funzionava ancora (piano terra del Centro Gallego) l’ufficio dell’agenzia Dussaq Company Limited che nel 1958 sarebbe stata la più antica organizzazione cubana di viaggi e trasporti; fu fondata nel 1876 e si specializzava in viaggi internazionali ed escursioni in Europa o qualunque parte del mondo. Ugualmente (in Prado 20) prestava servizio la American Express Co., un’organizzazione di viaggi conosciuta mondialmente che garantiva acquisti di biglietti in tutte le linee aeree, di navigazione, ferrovie e autobus di tutto il mondo e programmava escursioni e itinerari tanto di gruppo come individuali.
Le automobili Porsche e Packard avevano le loro agenzie di vendita al piano terra dell’albergo da questo stesso ultimo nome, Guerlain apriva la sua profumeria al numero 157. In Prado avevano la propria sede il Partito Ortodosso (numero 109) e il Partito Democratico (206). In Prado 111 c’era il Club dei Barmen e l’Associazione dei Dipendenti del Commercio dell’Avana, al numero 207. L’Associazione dei Trasportatori Aerei di Cuba, al 252. I Centri Andaluso e Montañez, così come l’Associazione Canaria, avevano sede nei numeri 104, 362 e 201, rispettivamente, di questa via. Il Casinò Spagnolo, in Prado e Animas, si creò nel 1869 e contava di 2.304 soci, alla fine del 1956. Era la decana dellle associazioni regionali spagnole. In Prado 216, aveva sede l’Associazione Libanese dell’Avana e al 258 l’Associazione Sirio Libio Palestinese.
All’angolo di Prado e Virtudes, l’American Club evidenziava, dice lo storico Carlos del Toro, la presenza di una vigorosa e influente colonia nordamericana a Cuba. Il suo antecedente si deve cercare nell’United States Club. Inaugurato nel 1899 nello stesso edificio, col fine di offrire un locale di riunioni agli ufficiali nordamericani staccati a Cuba e ai marinai della stessa nazionalità che arrivassero al porto avanero. Ma l’United States Club non poté resistere alla concorrenza del Club di Ufficiali del Campo di Columbia, a Marianao, chiudendo le sue porte nel 1900. Poco dopo, dopo l’assassinio del presidente Mc Kinley, il 6 settembre del 1901, il governatore militare Leonardo Wood, in un proclama diretto agli statunitensi residenti sull’Isola, era dispiaciuto che a Cuba non ci fosse un’organizzazione nordamericana capace di assumere l’omaggio al defunto presidente. Le sue parole non caddero nel vuoto e dopo diverse riunioni, il 21 ottobre del 1901 nell’hotel Pasaje, pure nel Prado, si costituiva ufficialmente l’American Club che passerà risiedere, con i suoi 59 soci fondatori, nell’edificio di Prado e Virtudes.
A partire da lì, nell’American Club convennero nordamericani, cubani e spagnoli molto ricchi. Un’appartenenza mista in quanto a nazionalità, ma omogenea nella sua condizione sociale e di classe. Non pochi grandi affari nacquero nei saloni di questa società che ancora nel 1963, crede di ricordare lo scriba, manteneva il suo portiere in uniforme e mostrava la bandiera a stelle e strisce dietro il vetro dell’ingresso. L’aria condizionata lavorava a tal forza che quando si apriva la porta, il freddo si sentiva sul marciapiedi.

Biografia di una strada

Fino al 1772 l’Avana non ebbe le passeggiate che caratterizzavano le città opulente. Ce n’erano solo due e abbastanza rustiche, fino allora. Quella che partiva dalla porta della Punta della Muraglia e correva verso la cala di San Lázaro, nelle vicinanze dell’attuale ospedale Hermanos Amejeiras. Passeggiata che col tempo fu la calle San Lázaro. Si camminava sulla terra, all’ombra delle viti. Da una parte c’era il mare e dall’altra gli orti presenti nella zona. L’altra passeggiata partiva dalla porta di Terra della Muraglia, vicina alla strada di questo nome, prendeva la calle Monte ed arrivava a Reina. Anch’essa di terra e all’ombra di palme di cocco.
Fino ad allora (circa il 1770) la città viveva preoccupata per i suoi mezzi di difesa. Erano tante le guerre, le spedizioni e i saccheggi che la preoccupazione principale fu la costruzione di castelli e fortezze così come delle muraglie. Si tenga presente che tra il 1762 e il 63, l’Avana fu occupata dagli inglesi.
C’era sì, un rispettabile numero di chiese e conventi, come piazze c’erano quella delle Armi e di San Francesco. Anche quella del Cristo e la cosiddetta Plaza Vieja, entrambe dedicate al commercio.
Non c’era ancora nessun teatro nella città. La cattedrale non era ancora stata costruita. Non si era edificato il Palazzo dei Capitani Generali e le piazze della Cattedrale e delle Armi erano luoghi abbandonati e pantanosi.
Le distrazioni degli avaneri allora era di partecipare alle processioni religiose e alle sfilate e parate militari. Serviva pure, come sollazzo, percorrerre le strade commerciali che allora erano quelle di Mercaderes e Muralla i cui negozi, di notte, rimanevano illuminati da lucerne e lampade e offrivano nell’assieme, lo spettacolo di un mercato o un gran bazar.
L’Avana era in queste condizioni, quando Felipe de Fons de Viela marchese de la Torre, fu nominato capitano generale dell’isola dal re Carlos III.
Lo si considera come il primo grande urbanista della città. Il Marchese proibì che si continuassero a costruire case con pareti di mota e fango e tetti di frasche, si impegnò a dotare l’Avana di un teatro, della Casa del Governo e una passeggiata.
Questa passeggiata fu l’Alameda de Paula, chiamta così perché di fronte a una delle sue estremità si ergeva l’Ospedale di San Francesco di Paula. La sua costruzione si iniziò nel 1772.
Il Marchese de la Torre non costruì solo l’Alameda. Nel 1772 iniziò anche le opere del Paseo del Prado, migliorato e abbellito poi dai governatori che gli successero al Governo. Quello del Prado era una passeggiata fuori dalle mura che correva parallela alla Muraglia.
Prado ha avuto diversi nomi: Paseo del Prado, Alameda de Extramuros, Alameda de Isabel II, Paseo del Nuevo Prado, paseo del Conde de Casa Moré e Paseo de Martí che è il suo nome ufficiale. Abitualmente si è chiamato Paseo del Prado o Prado soltanto, nome questo che ubbidisce alla somiglianza con quello madrileno che va dalla fonte di Cibeles alla stazione ferroviaria di Atocha, nella capitale spagnola.  Si estende dall’attuale Plaza de la Fraternidad fino al Malecón, anche se il Parque Central lo divide in due sezioni ben differenziate.
Verso il 1841, questa passeggiata si converte già nel centro dell’Avana. La Plaza de Armas, opportunamente, sostituì l’Alameda de Paula come luogo preferito. Il Prado a sua volta, sostituì la Plaza de Armas “per la sua maggior estensione e ampiezza, più adeguate all’importanza e popolazione che stava prendendo la città”. Era tanto grande il numero di calessi che circolavano nella via, allora, che si rendeva necessaria “l’attenzione più rigorosa per non essere investiti”, dice lo scrittore galiziano Jacinto Salas Quiroga nel suo libro Viajes por la isla de Cuba. E prosegue: “Ogni carrozza si mantiene in fila e marchesi, conti, cavalieri e plebei, avendo i mezzi sufficienti per mantenere un veicolo proprio, figurano in questa animata e brillante passeggiata. Per cosa ci vanno? Vanno a  vedere ed essere visti”.
Le signore salutano col ventaglio, i signori con la mano.
La passeggiata contava, all’epoca, con marciapiedi comodi e panchine dove riposavano coloro che lo percorrevano a piedi. Cinque bande musicali, situate strategicamente, facevano ascoltare le loro melodie.

Olmi, pini, lauri

La struttura del Prado è rimasta inalterata attraverso gli anni. Ma la sua parte centrale era di terra; non era pavimentata, però mostrava alberi frondosi ai suoi lati.
Durante la prima occupazione militare nordamericana (1899-1902 si introdussero migliorie al Prado e si seminarono olmi. Ai tempi del presidente Zayas (1921-25) si seminarono pini.
Dopo il 1925, quando prende possesso della presidenza il generale Gerardo Machado, uil suo ministro delle Opere Pubbliche, Carlos Miguel de Céspedes, si impegna nel fare dell’Avana una città moderna. Per quello porta a Cuba J.C.N. Forestier, capo dei giardini,  passeggiate e parchi di Parigi affinché gli facesse le raccomandazioni pertinenti. L’Avana arrivava allora fino al Parque Maceo e all’Università. Anche se il Vedado cresceva e nuovi quartieri si stabilivano all’ovest dell’urbe.
Carlos Miguel costruì il Capitolio. Tracciò l’Avenida de las Misiones. Disegnò la Plaza de la Fraternidad sul vecchio Campo di Marte. Progettò l’Hotel Nacional de Cuba e fra le altre opere, rimodellò il Paseo del Prado.
Lì si lavorò con una celerità straordinaria. Al punto che vecchi avaneri ricordavano che una sera andarono a letto coi pini del Prado e il giorno seguente erano spariti per far posto ai lauri che portati dalla tenuta La Coronela, si seminarono già cresciuti. La passeggiata centrale si pavimentò con un bel pavimento da terrazza. Si dotò lo spazio con panchine di pietra e marmo. I fanali artistici somministravano al luogo un’illuminazione eccellente. Si collocarono coppe e mensole a profusione. Si installarono anche i celebri leoni, otto in totale. Presero come campione il pezzo originale che Carlos Miguel aveva acquistato a Londra nel 1920.
Si riprodussero e fusero in bronzo nei grandi laboratori di Gaubeca e Ucelay a Regla.
Durante le ultime decadi del XIX secolo e le prime del XX, le classi poderose costruirono le loro residenze nel Paseo del Prado. Quando le abbandonarono per stabilirsi nel Vedado e nei nuovi quartieri dell’ovest (Country Club, La Coronela, Kohly...) sopravvenne un’invasione di commerci di lusso, dedicati fondamentalmente al turismo, seguita da un’altra di uffici, alberghi, caffè...Questo lo vedremo domenica prossima. (Continua)

                                       

Explorando Prado (I)
Ciro Bianchi Ross •

10 de Octubre del 2015 21:04:32 CDT

Cuando Prado todavía era Prado —décadas del 40 y el 50 del siglo
pasado— podía en ese Paseo sacarse pasaje para cualquier parte del
mundo. Aunque ya las oficinas de algunas compañías de aviación y de
reserva y venta de boletos se habían trasladado al Vedado y en
particular a la Rampa —incluso a grandes hoteles como el Havana
Hilton, inaugurado en 1958— permanecían en el Prado habanero agencias
como Canadian Pacific Airline, en el 454 de la calle, que volaba a
Hong Kong, Tokio, Honolulu y Australia y también a Canadá, Europa
Central y Sudamérica; Sas, aerolíneas escandinavas, a Suecia y
Noruega; Tair llevaba pasaje y carga a Centroamérica; Branft lo hacía
al medio oeste norteamericano, Aerolíneas Argentinas, a Buenos Aires,
y la British Europan volaba a Londres y a las posesiones británicas en
las Antillas. Aeropostal Venezolana (en los bajos del hotel Sevilla)
volaba directo a Caracas en lujosos Súper G Constellation y desde esa
ciudad conectaba con toda la América del Sur.
No faltaban las oficinas de la KLM, la aerolínea holandesa; y la
cubana Aerovías Q, en Prado 12, volaba a Cayo Hueso, Palm Beach e Isla
de Pinos y fletaba aviones a todas partes, aquellos míticos Douglas
DC-3 de 28 pasajeros, de los que todavía vuelan unos 2 000 en todo el
mundo. Cubana Aero Expreso, en Prado esquina a Trocadero, transportaba
paquetes y mercancía a Europa (vía Lisboa y Madrid) y también a Nueva
York, México, Miami, Haití y Nassau, así como a 20 ciudades cubanas.
Podrían mencionarse otras aerolíneas más, pero el escribidor, también
sin ánimo de ser exhaustivo, quiere decir que en la época todavía
funcionaba (bajos del Centro Gallego) la oficina de la agencia Dussaq
Company Limited, que en 1958 se tenía como la más antigua organización
cubana de viajes y transporte; fue fundada en 1876 y se especializaba
en viajes internacionales y excursiones a Europa y a cualquier parte
del mundo. Asimismo prestaba servicio (en Prado 20) la American
Express Co., una organización de viajes conocida mundialmente que
aseguraba reservas y compra de pasajes en todas las líneas aéreas y de
vapores, ferrocarriles y ómnibus del mundo entero y programaba
excursiones e itinerarios tanto de grupos como individuales.
Los automóviles Porsche y Packard mantenían sus agencias de venta en
los bajos del desaparecido hotel de ese nombre, y Guerlain abría su
perfumería en el número 157. En Prado tenían sus sedes el Partido
Ortodoxo (número 109) y el Partido Demócrata (206). En Prado 111
estaba el Club de Cantineros y la Asociación de Dependientes del
Comercio de La Habana, en el número 207. La Asociación de
Transportistas Aéreos de Cuba, en el 252. Los centros Andaluz y
Montañez, así como la Asociación Canaria, tenían su sede en los
números 104, 362 y 201, respectivamente, de esa vía. El Casino
Español, en Prado y Ánimas, se creó en 1869 y contaba con 2 304 socios
a fines de 1956. Era la decana de las sociedades regionales españolas.
En Prado 216 radicaba la Asociación Libanesa de La Habana y en el 258
la Asociación Sirio Libio Palestina.
En la esquina de Prado y Virtudes, el American Club evidenciaba, dice
el historiador Carlos del Toro, la presencia de una vigorosa e
influyente colonia norteamericana en Cuba. Su antecedente hay que
buscarlo en el United States Club, inaugurado en 1899 en el mismo
edificio, con el fin de ofrecer un local de reunión a los oficiales
norteamericanos destacados en Cuba y a los marinos de la misma
nacionalidad que arribaran al puerto habanero. Pero el United States
Club no pudo resistir la competencia del Club de Oficiales del
campamento militar de Columbia, en Marianao, y cerró sus puertas en
1900. Poco después, tras el asesinato del presidente McKinley, el 6 de
septiembre de 1901, el gobernador militar Leonardo Wood, en una
proclama dirigida a los estadounidenses radicados en la Isla,
lamentaba que no existiese en Cuba una organización norteamericana
capaz de asumir el homenaje al mandatario difunto. Sus palabras no
cayeron en el vacío y luego de varias reuniones, el 21 de octubre de
1901 en el hotel Pasaje, también en Prado, se constituía oficialmente
el American Club, que pasaría a sesionar, con sus 59 socios
fundadores, en el edificio de Prado y Virtudes.
A partir de ahí en el American Club se juntaron norteamericanos,
cubanos y españoles muy ricos. Una membresía mixta en cuanto a
nacionalidad, pero homogénea en su condición social y de clase. No
pocos grandes negocios nacieron en los salones de esta sociedad que
todavía en 1963, cree recordar el escribidor, mantenía a su portero
uniformado y mostraba la bandera de las barras y las estrellas detrás
del vidrio de la entrada. El aire acondicionado trabajaba con tal
potencia que cuando se abría la puerta el frío se sentía en la acera.

Biografía de una calle

Hasta 1772 La Habana no contó con los paseos que caracterizaban a las
ciudades opulentas. Solo dos y bastante rústicos hubo hasta entonces
en la villa. El que arrancaba en la puerta de La Punta de la Muralla,
y corría hacia la caleta de San Lázaro, en las inmediaciones del
actual hospital Hermanos Ameijeiras. Paseo este que con el tiempo fue
la calle San Lázaro. Se caminaba sobre tierra, a la sombra de los
uveros. De una parte quedaba el mar y de la otra las huertas asentadas
en la zona. El otro paseo salía de la puerta de Tierra de la Muralla,
aledaña a la calle de ese nombre, tomaba la calle Monte y llegaba a
Reina. También de tierra y a la sombra de cocales.
Hasta entonces (alrededor de 1770) la ciudad vivía preocupada por sus
medios de defensa. Eran tantas las guerras, las expediciones y los
saqueos que la principal preocupación fue la construcción de castillos
y fortalezas, así como las murallas. Téngase en cuenta que entre
1762-63 La Habana fue ocupada por los ingleses.
Había, sí, un respetable número de iglesias y conventos y como plazas
estaban las de Armas y San Francisco. También la del Cristo y la
llamada Plaza Vieja, dedicadas ambas al comercio.
No había todavía ningún teatro en la villa. No estaba construida la
Catedral. No se había edificado aún el Palacio de los Capitanes
Generales, y las plazas de la Catedral y de Armas eran lugares yermos
y cenagosos.
Las distracciones de los habaneros entonces eran las de concurrir a
las procesiones religiosas y los desfiles y paradas militares. Servía
además de solaz recorrer las calles comerciales, que eran entonces las
de Mercaderes y Muralla, cuyas tiendas, por las noches, permanecían
alumbradas con quinqués y lámparas y ofrecían en conjunto el
espectáculo de una feria o gran bazar.
En esas condiciones estaba La Habana cuando Felipe de Fons de Viela,
marqués de la Torre, fue nombrado capitán general de la Isla por el
rey Carlos III.
Se le considera como el primer gran urbanista de la ciudad. El Marqués
prohibió que siguieran construyéndose casas de paredes de tapia o
embarrado y techos de guano, y se empeñó en dotar a La Habana de un
teatro, la Casa de Gobierno y un paseo.
Ese paseo fue la Alameda de Paula, llamado así porque frente a uno de
sus extremos se levantaba el Hospital de San Francisco de Paula. Su
construcción se inició en 1772.
El Marqués de la Torre no solo construyó la Alameda. También en 1772
dio inicio a las obras del Paseo del Prado, mejorado y embellecido
luego por los gobernadores que lo sucedieron en el Gobierno. Era el
del Prado un paseo de extramuros, que corría paralelo a las Murallas.
Prado ha tenido varios nombres: Paseo del Prado, Alameda de
Extramuros, Alameda de Isabel II, Paseo del Nuevo Prado, Paseo del
Conde de Casa Moré y Paseo de Martí, que es su nombre oficial.
Habitualmente se le ha llamado Paseo del Prado o Prado, a secas,
nombre este que obedece al parecido del Paseo habanero con el
madrileño que corre entre la fuente de Cibeles y la estación
ferroviaria de Atocha, en la capital española. Se extiende desde la
actual Plaza de la Fraternidad hasta el Malecón, aunque el Parque
Central lo divide en dos secciones bien diferenciadas.
Hacia 1841 ese paseo se convierte ya en el centro de La Habana. La
Plaza de Armas, oportunamente, desplazó a la Alameda de Paula como
lugar de preferencia. Y el Prado a su vez desplazó a la Plaza de
Armas, «por su mayor extensión y amplitud, más adecuadas a la
importancia y población que iba adquiriendo la ciudad». Era tan grande
el número de quitrines que circulaban por la vía entonces que se hacía
necesaria «la atención más rigurosa para no ser atropellado», dice el
escritor gallego Jacinto Salas Quiroga en su libro Viajes por la Isla
de Cuba. Prosigue: «Cada carruaje se mantiene en su orden, y marqueses
y condes, caballeros y plebeyos, con tal de que tengan medios
suficientes para mantener una volanta propia, figuran en este animado
y brillante paseo. ¿A qué van? Van a ver y a que los vean».
Las señoras saludan con el abanico y los caballeros, con la mano.
Contaba el Paseo en esa época con aceras cómodas y bancos, donde
descansaban los que lo recorrían a pie. Cinco bandas de música,
situadas estratégicamente, dejaban escuchar sus melodías.

Álamos, pinos, laureles

La estructura del Prado ha permanecido inalterable a través de los
años. Pero su parte central era de tierra; no estaba pavimentada,
aunque sí lucía árboles frondosos en sus bordes.
Durante la primera ocupación militar norteamericana (1899-1902) se le
introdujeron algunas mejoras al Prado y se sembraron álamos. En
tiempos del presidente Zayas (1921-25) se sembraron pinos.
Después de 1925, cuando toma posesión de la presidencia el general
Gerardo Machado, su ministro de Obras Públicas, Carlos Miguel de
Céspedes, se empeña en hacer de La Habana una ciudad moderna. Para
ello trae a Cuba a J. C. N. Forestier, jefe de jardines, paseos y
parques de París, a fin de que haga las recomendaciones pertinentes.
La Habana de entonces llegaba hasta el parque Maceo y la Universidad.
Aunque ya el Vedado crecía y nuevos repartos se asentaban en el oeste
de la urbe.
Carlos Miguel construyó el Capitolio. Trazó la Avenida de las
Misiones. Diseñó la Plaza de la Fraternidad sobre el viejo Campo de
Marte. Proyectó el Hotel Nacional de Cuba. Y, entre otras obras,
remodeló el Paseo del Prado.
Se trabajó allí con una celeridad extraordinaria. Al punto que viejos
habaneros recordaban que una noche se acostaron con la imagen de los
pinos del Prado y, al día siguiente, habían desaparecido para dejar
espacio a los laureles que, traídos de la finca La Coronela, se
sembraron ya crecidos. El paseo central se pavimentó entonces con un
bello piso de terrazo. Se dotó el espacio de bancos de piedra y
mármol. Las farolas artísticas suministraban al lugar una iluminación
excelente. Y se colocaron copas y ménsulas en profusión. Se emplazaron
asimismo los célebres leones, ocho en total. Tomaron como muestra la
pieza original que Carlos Miguel había adquirido en Londres, en 1920.
Se reprodujeron y fundieron en bronce en los grandes talleres de
Gaubeca y Ucelay, en Regla.
Durante las últimas décadas del siglo XIX y las primeras del XX, las
clases pudientes construyeron sus mansiones en el Paseo del Prado.
Cuando las abandonaron para asentarse en el Vedado y en los nuevos
repartos del oeste (Country Club, La Coronela, Kholy…) sobrevino una
invasión de comercios de lujo, dedicados en lo fundamental al turismo,
seguida de otra de oficinas, hoteles, cafés… Así lo veremos el próximo
domingo. (Continuará)

Ciro Bianchi Ross
cbianchi@enet.cu
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http://cbianchiross.blogia.com/
    

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